Dopo il giovane d’origine brasiliana a cui è stato negata la professione di cameriere esclusivamente per la sua pelle nera, l’aspirante commessa rifiutata dalla datrice per via del fidanzato nero e il ragazzo che non ha potuto prenotare un B&b perché gay, è il turno di Dora, esclusa da un concorso di canto solo perché nera.
È successo ieri, alla vigilia di Ferragosto, quando Dora ha scritto alla pagina facebook di “Canta Verona” per chiedere informazioni sulle eventuali selezioni delle voci che a avrebbero partecipato al festival. Dall’altra parte, la persona responsabile dello spazio online, ha risposto “Noi non accettiamo stranieri”. A niente sono valse le spiegazioni di Dora, che ha la cittadinanza italiana, tanto che la risposta seguente ha dello scandaloso. Senza togliere il caps lock, le è stato detto che solo gli “italiani di fatto” possono partecipare, gente bianca figlia di bianchi genitori italiani.
Dora è un’italiana di pelle nera, ha quindici anni, è nata in Italia ed ha origini ghanesi, ma soprattutto ha passione e talento per il canto. E l’Italia è un paese impregnato di musica, dalle canzoni popolari ai festival internazionali, ma povero di larghe vedute. “Ho sempre condannato la discriminazione, che sia razzista quando viene respinto chi cerca un lavoro per via del colore della sua pelle o omofobica quando qualcuno si rifiuta di dare una camera a un turista solo perché gay” ci scrive lei riferendosi ai casi sopracitati “ma fino ad ora non avevo capito quanto fosse terribile. Sono sempre pronta a discutere, ad essere polemica e non lascio correre, ma sono rimasta davvero scioccata davanti a qualcuno che senza mezzi termini stava discriminando me.”. Nella stessa città in cui ha sempre vissuto, con le parole che ha sempre combattuto.
Sembra assurdo che a Verona, la cui provincia è abitata dalle due minoranze storiche cimbra e mochena, si parli ancora di italianità purosangue. L’identità di Verona e della sua provincia è stata per secoli, ed è tuttora, legata anche a questi due popoli, uno dei quali, quello cimbro, legalmente riconosciuto dalle leggi locali sulle minoranze linguistiche presenti sul suolo italiano.
“Sono afroitaliana, la mia parte italiana deve essere riconosciuta. Mi sono sentita ferita, ma ho ricevuto molto sostegno dagli amici, dal web, dalla mia famiglia, e non sarà questo a mettermi in crisi. Procederemo infatti per vie legali, la discriminazione non deve restare impunita.”
Il falso mito della “razza italiana”, concetto assimilabile a quello nazista di “razza ariana”, grido di battaglia di molti razzisti che, ahimè, hanno la cittadinanza italiana, deve estinguersi. Promosso dalla recente politica fascista e xenofoba, è alla base di slogan salviniani come “l’Italia agli italiani!”, una delle tante frasi prive di senso visto il nostro vero background culturale e “razziale”, tra arabi e turchi, greci e albanesi, francesi e spagnoli, ungheresi ed ancora molti altri. In un paese come il nostro, la cui storia è costellata di popoli diversi che si sono fusi con quelli indigeni, non possono un’origine diversa o la pelle scura negare l’essere cittadin* di chi qui è nat* e cresciut*.
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