#BannaStAttivista, protestiamo contro la censura di Facebook all’attivismo

Ma chi è che banna st’attivista?

Facebook, naturalmente.

Si sa che questa piattaforma è diventata la principale forma virtuale per organizzare eventi, formulare e condividere e, come nel mio caso, fare militanza femminista anche a distanza.

Il problema è che sembra subire enormemente, almeno in Italia, il fascino del fascio. Anche se non lo vogliamo ammettere per comodità, sappiamo tutti benissimo che questo social è il nostro primo hacker: traccia la nostra posizione, il nostro numero, le nostre chat e i dati personali per rivenderli a chi ci sfinirà di pubblicità. E questo potrebbe addirittura essere tollerabile se il team di Facebook non ne facesse di più grosse. Ci sono delle persone fisiche che decidono le regole a cui siamo sottoposti e progettano e supervisionano gli algoritmi con cui, ad esempio, Facebook accumula le segnalazioni (fino al blocco). Sì, le segnalazioni non bastano: delle persone decidono se bannarti o no e per quanto tempo. Stranamente, ma che strano!, le pagine e i gruppi inneggianti al fascismo o pieni di atti di bullismo e revenge porn non chiudono quasi mai, neanche con interventi di massa, mentre pagine antisessiste e antifa come Abbatto i Muri sono davvero bombardate e… chiudono. Oppure i profili degli/lle attivist*: me, femminista e musulmana? Che dire di Pier Cesare Notaro, attivista e presidente dell’associazione Il Grande Colibrì, bannato tante volte per delle futilità? Eretica di Abbatto i Muri? Censurati di continuo.

Io sono stata bannata per la quarta volta di seguito.

3 giorni, la prima volta, per bullismo: ma io lo avevo ricevuto.

Una settimana: era stata considerata aggressiva un’immagine satirica antirazzista con un testo che descriveva gli atti discriminatori di alcuni utenti contro un ragazzo nero vincitore di un concorso di bellezza.

Un mese: Facebook, che diceva di aver già cancellato il suddetto contenuto, afferma di star per cancellarlo… di nuovo. E di bloccarmi quindi per gli stessi motivi.

Un mese: vengo bloccata per un mese per un contenuto pubblicato anni fa. Non c’è scritta la data, ma da femminista avrei mai potuto scrivere (sopra contenuto sconosciuto) “gran figlio di una mignotta?”. Mi sono iscritta quando ero una bambina, è plausibile che risalga almeno al 2011. Qualcun* ha girato tutto il mio profilo. Poche ore prima scrivevo nei gruppi segreti e nelle chat, facebook e whatsapp, che questa campagna sarebbe partita a breve. Stavo cercando collaborazione. Come direbbe il buon vecchio Adam, coincidenze?

Mi sono spaccata le ovaie, come potete ben immaginare. Ho tantissime conversazioni in sospeso che riguardano il mio attivismo e progetti da fare. Questo blocco mi tarpa le ali, ma moltissim* attivist*, mentre movimenti sessisti, bigotti e fascisti prosperano, subiscono la stessa limitazione. Tutto questo deve arrivare a un capolinea, e saremo noi a dipingere il cartello di stop.

Come?

Inviando delle email di protesta a Facebook. E non solo: mandateci la vostra esperienza o raccontatela sulla vostra bacheca/pagina/gruppo con il tag #BannaStAttivista e la pubblicheremo sotto forma di articolo in tante pagine. Facciamo rete e collaboriamo!

Per segnalare abusi del servizio: abuse@facebook.com

Per chiedere spiegazioni sul blocco del vostro o di altri account: disabled@facebook.com

Questa è una email che potete semplicemente copia incollare, ma siate pure fantasios*.

Car* del team di Facebook,

scrivo a proposito della gestione italiana dei blocchi di pagine, gruppi e singoli utenti aderendo alle proteste della campagna #BannaStAttivista.

Da anni continunano a prosperare pagine, gruppi e profili inneggianti il fascismo, la violenza, il razzismo, l’antisemitismo e l’islamofobia, l’omofobia, il sessismo, eppure altrettante forme social di attivismo di stampo femminista, antiomofobico, antirazzista e, più in generale, di militanza contro ogni discriminazione, vengono ostacolate da bullismo online, segnalazioni continue e ingiusti ban che le assecondano.

Molti altri utenti ed io pretendiamo che la gestione dei blocchi e degli standard della comunità siano affidati a professionist* determinat* a non contravvenire alle regole antifasciste e contro il bullismo e le discriminazioni che connotano la legge e un’etica di non violenza e di assoluta parità che da tempo avanza nel mondo e nei cuori delle persone.

In fede,

Sveva Basîrah e tutto il team di SLUM

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