Spesso il divorzio basato sulla legge islamica è visto come un diritto solamente maschile. Le notizie che arrivano dai media spesso descrivono una situazione di completa inferiorità e passività della donna all’interno del matrimonio e della sua gestione.
In questa sede non negheremo l’esistenza di società e territori in cui vige il divieto di divorzio per la donna. Questi casi sono purtroppo realtà per alcune famiglie, soprattutto in contesti in cui l’educazione non è diffusa e in cui l’Islam viene assimilato a memoria attraverso l’ascolto di sermoni profferiti da coloro che usano analfabetizzazione o non conoscenza della lingua araba per veicolare messaggi distorti e basati su tradizioni culturali patriarcali che ben poco hanno in comune con la tradizione religiosa.
Ciò che ci interessa in questa sede è comprovare la validità del divorzio femminile per la legge islamica.
La prima, fondamentale, citazione che faremo proviene dalla Surah al-Baqara (La giovenca):
Nel caso in cui abbiate ragione di temere che i due non siano in grado di tenersi entro i limiti imposti da Allah, non penderà peccato sopra di loro qualora la donna rinunci (al marito) per redimersi (Corano 2:229)
Vi è quindi possibilità per la donna di divorziare qualora il matrimonio non sia consono all’Islam.
Questo diritto è successivamente esteso al desiderio di non condividere più il tetto coniugale per mancanza di affetto e amore. Tale diritto si ritrova in un Hadith della vita del Profeta, la Pace sia con Lui.
La moglie di Thabit Ibn Qais andò dal Messaggero di Allah e disse “oh, Messaggero di Allah! Non incolpo Thabit di alcuna mancanza nel suo comportamento e nella sua fede, ma non posso sopportare di vivere con lui.” Il Messaggero di Allah le chiede “Gli ridarai il tuo giardino (a lei dato come dote)?” Lei disse “Sì” Allora Lui (Muhammad) disse a Thabit “Accetta il giardino e divorzia da lei” (Al-Bukhari, Libro del Divorzio 4867, An-Nisa’i Libro del Divorzio 3409, Ibn Majah, Libro del Divorzio 2046)
Successivamente il diritto islamico creò termini diversi per il divorzio chiesto dall’uomo e quello chiesto dalla donna. Il primo è chiamato talaq ed è diventato famoso per la tradizione culturale del ripudio, lontana dalla richiesta islamica di trattare le mogli dalle quali si ha intenzione di divorziare in modo giusto (rimandiamo alla lettura della Surah al-Baqara, Corano 2:228-232)
Il secondo tipo di divorzio è invece chiamato khul’. I suoi termini possono essere decisi durante la stesura del contratto di matrimonio islamico, la nikah. Al momento del matrimonio, la donna può concordare i suoi termini di divorzio, diritto che spetta esclusivamente a lei. Potrà successivamente divorziare ritornando il marh (dote) al marito. Egli dovrà attenersi alle regole concordate durante la nikah e dovrà trattale la moglie con giustizia e rispetto. La prima ad introdurre la tradizione di fissare gli accordi di divorzio all’interno del contratto di matrimonio fu Sukainah, la pronipote di Muhammad, la Pace sia con Lui.
Dobbiamo inoltre ricordare la storia di Amrah Bint Yazid al-Kilabiyyah. Essa venne data in sposa al Profeta, la Pace sia con Lui, ma si dimostrò contraria al matrimonio durante la prima notte di nozze. Muhammad, la Pace sia con Lui, comprese in questa ritrosia la voglia della moglie di divorziare e la accetto senza pretese.
Vediamo invece ora l’affermazione di Ibn Kathir secondo il quale vi sarebbero due Hadith che considererebbero il khul’ come accettabile solamente qualora la donna soffra di pesanti violenze all’interno del matrimonio. Questo fatto contraddirebbe dunque l’Hadith sulla moglie di Ibn Qais. Ulteriori Hadith di Ahmad, al-Tirmidhi e Sabiq giudicherebbero le donne che chiedono il divorzio come peccatrici e ipocrite. Tutti questi Hadith sono considerati come deboli se non non autentici.
Si può dunque evidenziare la tendenza al concedere la piena libertà alla donna sulle decisioni relative alla propria richiesta di divorzio. Negare questi diritti è negare la parte fondamentale dell’Islam, il Corano, nonché negare il modo di vivere delle donne della famiglia del Profeta, la Pace sia con Lui.
Martina Manhoor Zuliani
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