La Tunisia è un paese considerato in anticipo rispetto alla maggior parte dei paesi arabi a proposito dei diritti delle donne. Questa è la seconda parte del nostro ciclo di articoli scritti dalla brillante insegnante e sorella Iman Hajji!
Non dimenticare di leggere il primo su al-Tahir al-Haddad!
Grazie a Iman!
Oggi molte scuole e strade prendono il nome del teologo Tahar Haddad (1899-1935), considerato il primo femminista della Tunisia. Cosa è successo nel frattempo?
Dopo aver ottenuto l’indipendenza dalla Francia nel 1956, Habib Bourguiba promosse il Codice di stato personale (Code du Statut Personnel), il 13 agosto 1956, come uno dei primi testi legislativi pionieristici. Questo codice sancì la chiave per l’ottenimento dei diritti delle donne tunisine. Appoggiandosi alle visioni di al-Haddad, il presidente Bourguiba:
- Istituzionalizzò il divorzio richiedibile da uomini e donne
- Impose un’età minima per il matrimonio
- Abolì il diritto del padre di sposare la figlia minore contro la sua volontà
- Diede alle donne il diritto di lavorare, spostarsi, aprire un conto in banca o aprire un’attività senza il permesso del marito
- Abolì la poligamia, cosa che fu particolarmente rivoluzionaria. La poligamia è ancora legale nel resto del mondo arabo.
I teologi non riuscirono a mobilitare l’opinione pubblica contro Bourguiba, che era prudente e si assicurò che il gran mufti (il più alto funzionario della legge religiosa) desse delle “credenziali islamiche” alla normativa in anticipo, prima della promulgazione. Infatti questo proclamò: “ho lavorato con Tahar Ben Achour sul codice, e non contraddice gli insegnamenti dell’Islam“. Bourguiba non voleva rinunciare o ignorare l’Islam, come fece Atatürk in Turchia, ma modernizzare l’Islam dall’interno. Presentò le sue modificazioni come una reinterpretazione modernizzata del Corano attraverso l’ijtihád (ragionamento indipendente o il completo esercizio della facoltà mentale di un giurista nel trovare una soluzione a una questione legale) invece di abbandonare la religione, pertanto si definì “al-mujtahid al -akbar“(il mujtahid è colui che esercita un ragionamento indipendente (ijtihad) nell’interpretazione della legge islamica), il grande interprete.
Bourguiba fu attento a lasciare spazio alla religione mentre lavorava alla promozione di un’applicazione moderna e riformata dell’Islam, e come Tahar Haddad riconobbe che il primo passo verso la modernizzazione doveva garantire alle donne i loro diritti, ma anche un uguale rispetto: “Le genti tunisine, donne o uomini o bambini, devono avere dignità. Le donne dovrebbero avere la stessa dignità, gli stessi rispetto e apprezzamento degli uomini“.

Nel 1974 Bourguiba annunciò che intendeva cambiare la legge sulle successioni, al fine di dare alle donne gli stessi diritti di successione argomentando, come al-Haddad, che la tradizionale legge ereditaria era diventata obsoleta. Le reazioni nel mondo arabo furono feroci e Bourguiba fu subito dichiarato apostata da studiosi come Abd al-Aziz Ibn Baz in Arabia Saudita e Yusuf al-Qaradhawi in Egitto, ed inoltre per gli studiosi tradizionali il versetto coranico che fonda la legge discriminatoria era chiaro, esplicito, e non poteva essere modificato. Il rispettato sceicco tunisino Muhammad Salah Ennaifer volle rimarcare a Bourguiba che il codice da lui promosso era già stata una grande concessione a lui e altri studiosi. I conservatori consideravano il codice una violazione delle norme islamiche e un affronto alla cultura araba e all’Islam. Ma, come Safwan Masri sostiene nel suo ultimo libro “Tunisia, an Arab Anomaly“, “il codice era islamico – “in senso” tunisino. Il Code du statut personnel adottò valori islamici moderati che hanno definito l’islam tunisino, e si è basato su argomenti avanzati e difesi dall’interno dell’Islam da Tahar Haddad più di due decenni prima“. Ma alla fine, Bourguiba non riuscì a cambiare il diritto all’eredità in favore dell’uguaglianza.
Bourguiba è tuttavia considerato il “liberatore di donne” della Tunisia e l’immagine di Bourguiba che svela pubblicamente le donne è sopravvissuta nella memoria fino ad oggi. A proposito: prima dell’ottenimento dell’indipendenza dalla Francia, Bourguiba si oppose allo svelamento delle donne poiché il velo era considerato una parte dell’identità tunisina che doveva essere preservata dall’influenza della colonizzazione. Questa questione femminile è emersa con l’indipendenza.
Bourguiba sicuramente accelerò l’istituzionalizzazione del diritto delle donne, ma non rese esplicitamente uguali uomini e donne a tutti gli effetti. Creò, invece, una forma di femminismo di stato che divenne una strategia per mettere a tacere l’opposizione mentre guadagnava l’affetto degli alleati esterni. Le donne rimasero subordinate agli uomini; il marito rimase il capofamiglia.
Ben Ali
Questa strategia si è evoluta durante il regime di Ben Ali e ha creato uno spettro ristretto di attivismo che ha permesso alle organizzazioni femminili di esistere, ma solo all’interno di una sfera limitata e pesantemente monitorata: le cosiddette organizzazioni “indipendenti” dovevano sostenere e non sfidare il governo e dovevano essere approvate dal Ministero della Cultura. Ben Ali incoraggiò la partecipazione economica delle donne promuovendo leggi statali in materia di congedo di maternità e di pari opportunità lavorative, ma mancò di fare sforzi per collocare le donne in posizioni di comando o per proteggerle dalle condizioni di lavoro scadenti. Sotto Ben Ali, le donne hanno acquisito il diritto di trasferire la cittadinanza ai propri figli in caso di matrimonio con un non-cittadino, il diritto agli alimenti in caso di divorzio e il diritto alla custodia dei figli nel caso della morte del marito.
Riassumendo: le riforme legali e una posizione liberale a sostegno dei diritti delle donne continuarono ad esistere sotto Ben Ali, ma anche le limitate libertà dei movimenti femministi. Sebbene il regime di Ben Ali consentisse a più organizzazioni di operare, il femminismo era ancora un problema controllato dallo stato e obbligatoriamente in accordo con questo.
Nel 2009 Iman Hajji si è laureata all’Università di Colonia con un eccellente Master in Studi islamici, Etnologia e Diritto pubblico. Ha ricoperto vari assistentati di ricerca e docenze presso l’Istituto Orientale dell’Università di Colonia e l’Università di Lione. Nel 2009, ha pubblicato il suo libro “Ein Mann spricht für die Frauen. At-Tāhir al-Haddād und seine Schrift “Die tunesische Frau in Gesetz und Gesellschaft”, traducibile in italiano con “Un uomo che parla per le donne. At-Tāhir al-Haddād e la sua opera “La donna tunisina nel diritto e in società””, (Klaus Schwarz Verlag/Berlino), che tratta della vita e del lavoro del pensatore riformista tunisino al-Haddād e delle sue interpretazioni femministe dell’Islam. Nel 2015 Hajji ha ricoperto il ruolo di funzionaria statale e attualmente lavora come insegnante di tedesco ne il Collegio di Meyzieu (Lione).
Recentemente, Hajji ha scritto e presentato la sua tesi di dottorato di ricerca all’Università di Lione in linguistica, letteratura e civiltà araba su “Prima guerra mondiale, pan-islamismo e nazionalismo tunisino. Le figure tunisine in Germania all’inizio del XX secolo.”. La disputa si terrà nel dicembre 2018.