Un resoconto delle proteste in corso in USA – SLUM

Abbiamo su questo sito riportato le iniziali fasi delle proteste iniziate dopo la morte di George Floyd, oggi Francesco Morana ricapitola e scrive un resoconto degli ultimi mesi. Buona lettura.

Foto: Bay Area News Group, Jose Carlos Fajardo [1]


Premessa

Raccontare un evento mentre è in corso non è un’operazione facile: si rischia sempre di tralasciare qualcosa, o di concentrarsi su determinati dettagli anziché altri.

La narrazione dell’evento, la sua copertura mediatica e, giocoforza, la vicinanza o meno ad esso, rischiano di dare una rappresentazione dell’evento che verrà superata in futuro, quando l’evento potrà essere inserito all’interno di un contesto più ampio che possa spiegarlo e quando esso stesso potrà essere studiato per analizzare le conseguenze che ha avuto.

Questa premessa serve dunque a rimarcare come la periodizzazione che utilizzerò per quanto riguarda le proteste nate in seguito alla morte di George Floyd sia per forza di cose parziale, sia per una mia “partigianeria” nel trattarle che per il normale svolgersi delle vicende storiche e dei loro studi.

Prima fase delle proteste

Il primo luglio, commentando lo sgombero della Autonomous Zone di Seattle, scrivevo quanto segue:


Dunque la Capitol Hill Autonomous Zone di Seattle, dopo aver visto dimezzato il suo territorio qualche giorno fa, oggi è stata sgomberata.Se la tendenza allo sgombero dovesse continuare con le altre Autonomous Zone (New York, Atlanta, Nashville, la Black House AZ di Washington Dc, altre di cui non sono a conoscenza?) si potrebbe dire conclusa la prima fase delle cd “George Floyd protests”, dopo poco più di un mese.”

Le proteste hanno avuto un picco violento nelle prime due settimane, scatenato dall’episodio della distruzione del Commissariato di Minneapolis da parte dei manifestanti. A questo picco si è accompagnata una copertura mediatica più o meno notevole, che è andata a scemare nel corso del tempo, come prevedibile.

La prima fase è stata caratterizzata da:

  • una risposta estremamente muscolare da parte della polizia, senza alcun tentativo di de-escalation da parte statale. Già nei primissimi giorni(fine maggio, inizio giugno) veniva imposto il coprifuoco.

    Mettere in campo solo la violenza significa avere l’acqua alla gola.

    Questo atteggiamento, nel momento in cui l’intero paese è in recessione economica e i milioni di posti di lavoro persi viaggiano nell’ordine delle decine, superando le cifre della Depressione del ’29, potrebbe costare molto caro alla classe dirigente tutta (statale e non), e tra le tante cose emerse nel 2020 non pare esserci nessun Keynes all’orizzonte.
  • una risposta violenta da parte dei manifestanti, che hanno attaccato e/o occupato direttamente i luoghi e le risorse fisiche del potere statale (commissariati, municipi, veicoli della polizia). Violenza che comunque non è stata presente in tutto il territorio nazionale.
  • il ricorso a pratiche già sperimentate, come l’occupazione permanente (o fino allo sgombero) di pezzi di territorio, in alcuni casi ricorrendo anche a servizi d’ordine armati.
  • la riemersione a livello pubblico di un tema già presente, ma in precedenza minoritario, nello spazio pubblico statunitense: l’abolizione della polizia e delle carceri, nonché del “policing”, a favore di soluzioni basate sulla risoluzione dei problemi sociali alla radice (bisogno materiale/disagio sociale), e non sulla repressione dei sintomi (atti di criminalità).”

    Ad oggi, si può dire che una nuova fase delle proteste, o quantomeno una riemersione di esse nello spazio pubblico mediatico, stia facendo il suo corso.

    Il caos sociale statunitense è in netto aumento, e il campo politico sembra si stia sgombrando definitivamente di ogni ipotesi riformista, sia nel campo statale che in quello, variegato, della protesta.

    D’altronde, ogni mediazione non può che cadere quando l’unica risposta che si ottiene sono lacrimogeni sparati ad altezza uomo, arresti condotti in spregio delle proprie stesse leggi, e la criminalizzazione preventiva di chi scende in strada a manifestare.


Scioperi di Giugno e movimento dei lavoratori

Black Lives Matter Seattle King County, una delle organizzazioni formali di Black Lives Matter, ha chiamato uno sciopero generale per il 12 giugno. [1] Diverse centinaia sono state le attività che hanno aderito allo sciopero ed alla marcia silenziosa tenutasi insieme ad esso [2]. Allo sciopero si è accompagnata una lista di richiesta, perlopiù riformiste, che chiedevano tra le altre cose il definanziamento della polizia. Secondo l’organizzazione, in quella data hanno sfilato in corteo circa 60.000 persone [3]. Per un resoconto generale della giornata invito a vedere l’articolo dedicato del Seattle Times[4].

È importante notare che fin dall’inizio delle proteste, il mondo sindacale è stato chiamato a fare una scelta e collocarsi direttamente sul piano politico. Se è vero che i sindacati corporativi, più invischiati con interessi statali e privati hanno cercato in ogni modo di non prendere posizione al riguardo, è anche vero che ci sono stati casi in cui la loro base ha disatteso le direttive.

Un chiaro esempio di ciò si è visto nei primi giorni della protesta, quando gli autisti di autobus di diverse aziende, avendo ricevuto l’ordine di trasportare poliziotti e arrestati verso le prigioni, si sono rifiutati di farlo (Minneapolis, New York).

La violenza poliziesca già nei primi giorni della rivolta si mostrava in tutta la sua cristallina brutalità, portando la base dei sindacati a protestare contro i vertici, ed in generale producendo un avvicinamento ed una certa saldatura tra il mondo sindacale-lavorativo e i movimenti antirazzisti. Fenomeno questo non del tutto nuovo, dato che le dinamiche razziali e di classe negli Stati Uniti si intrecciano in una maniera avanzata, che agli occhi di chi vive in Italia è inedita o quasi.

In questo senso va letta la dinamica che ha portato diversi sindacati e gruppi, come l’Industrial Workers of the World, a chiedere che i sindacati maggiori come l’AFL-CIO espellessero i sindacati di polizia al loro interno [5] [6], e nella medesima ottica vanno inquadrati lo sciopero del 12 giugno già citato e il blocco portuale del 19 giugno[7] [8], in cui circa una trentina di porti della West Coast sono stati bloccati.

La situazione ha costretto i sindacati corporativi a dover fare i conti con la presenza della polizia al loro interno ed a riflettere sul potere che i sindacati di polizia, praticamente dei corpi impenetrabili, hanno assunto. Un articolo su The Intercept fa il punto della situazione[9], mostrando come all’interno delle centrali sindacali, i sindacati di polizia, sebbene piccoli e rigidamente inquadrati da un punto di vista ideologico, riescano ad avere molta influenza.

Ad esempio, alle proposte di definanziamento che venivano avanzate negli scorsi anni, la polizia ha reagito abdicando al proprio ruolo e non rispondendo alle chiamate fatte al 911.
Steve Fletcher, membro del consiglio comunale di Minneapolis, ha significativamente detto riguardo il sindacato di polizia locale che “It operates a little bit like a protection racket”. [10]

La strategia dei sindacati di polizia opera su più piani: da una parte viene giocata la carta del vittimismo di fronte a presunti aumenti della criminalità e della violenza contro la polizia, dall’altra si fa ostruzionismo per far cadere qualsiasi ipotesi di riforma e continuare ad avere risorse economiche stratosferiche. In tutto ciò gli agenti colpevoli di “uso eccessivo della forza” vengono difesi fino allo stremo, ricorrendo anche all’insabbiamento.

L’appello degli altri sindacati è caduto nel vuoto, dato che la furba risposta che AFL-CIO ha prodotto è stata la seguente:

[…] we believe police officers […] have the right to collective bargaining. We have a dozen affiliate unions who represent law enforcement in some form. There are officers of every color, background and stripe in America.

We believe the best way to use our influence on the issue of police brutality is to engage our police affiliates rather than isolate them. Many of our unions have adopted a code of excellence for their members and industries that could and should be applied to those who are sworn to protect and serve. We believe the labor movement must hold our own institutions accountable. A union must never be a shield from criminal conduct. […]

It would be quick and easy to cut ties with police unions. But disengagement breeds division, not unity. This is a moment to do what is hard and meaningful and uncomfortable. And that requires building a better labor movement from within. [11]

In tutto ciò, la pandemia ha contribuito a surriscaldare gli animi nel braccio di ferro tra Capitale e Lavoro. Ad esempio, secondo una dinamica che non ci è del tutto sconosciuta in Italia, l’industria automobilistica statunitense ha coperto i casi di coronavirus all’interno dei suoi impianti produttivi [12]. Al 30 aprile, si segnalavano circa 140 casi di sciopero selvaggio [13] ed il numero è successivamente salito fino a 900 casi segnalati. [14]

In foto: il 19 Giugno centinaia di persone hanno circondato l’auto di Angela Davis per ascoltare le sue parole durante il West Coast Port Shutdown avvenuto a Oakland. (Jose Carlos Fajardo/Bay Area News Group)

https://everout.com/stranger-seattle/events/black-lives-matter-seattle-statewide-silent-march-and-general-strike/e30996/[2] https://www.thestranger.com/things-to-do/2020/06/09/43878321/many-seattle-restaurants-will-close-on-friday-for-the-black-lives-matter-general-strike qui si può trovare una lista delle sole attività ristorative che vi hanno aderito.[3] https://www.kiro7.com/news/local/black-lives-matter-seattle-king-county-calls-statewide-general-strike-march-next-week/SLLBUBFTYZB5JPXTTR3QNY43O4/[4] https://www.seattletimes.com/seattle-news/seattle-area-protests-live-updates-on-friday-june-12/[5] http://amsterdamnews.com/news/2020/jun/04/iww-calls-afl-cio-drop-police-unions/[6] https://theappeal.org/police-unions-labor-movement-afl-cio-george-floyd/[7] https://www.thenation.com/article/economy/dockworkers-union-shutdown-george-floyd/[8] https://mobile.twitter.com/redfishstream/status/1274069957802962955[9] https://theintercept.com/2020/06/18/afl-cio-police-labor-union/[10] https://www.nytimes.com/2020/06/06/us/police-unions-minneapolis-kroll.html?[11] https://aflcio.org/press/releases/afl-cio-general-board-recommends-police-reform-calls-defense-secretary-chairman[12] https://www.wsws.org/en/articles/2020/06/15/auto-j15.html[13] https://inthesetimes.com/article/mass-strike-covid-19-labor-may-day[14] https://paydayreport.com/covid-19-strike-wave-interactive-map/

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