Laylat-al-Qadr: cos’è il Destino nell’Islam? – khutba della Moschea al-Kawthar – SLUM

Cos’è Laylat-al-Qadr, la Notte del Destino? E cos’è il destino nell’Islam?

In prossimità di questa notte importante il nostro Majid Capovani ha offerto questa khutba alla Moschea, facendoci riflettere su cosa sia il destino in senso islamico (e non solo) e sul nostro sentire a riguardo.

Pubblicata, purtroppo, in ritardo per esigenze di pubblicazione. Foto in copertina di Thirdman


Invero, lo abbiamo fatto scendere nella Notte del Destino. E chi potrà farti comprendere cos’è la Notte del Destino? La Notte del Destino è migliore di mille mesi. In essa discendono gli angeli e lo Spirito, con il permesso del loro Signore, per fissare ogni decreto. Ed è pace, fino al levarsi dell’alba”. 

Tra pochi giorni, il 6 aprile, sarà la Laylat al Qadr, la notte più sacra. Nonostante venga convenzionalmente fissata nel 27esimo giorno di Ramadan, che secondo una serie di hadith è stato quello in cui è stato rivelato il Corano, il Profeta Muhammad (sallalahu aleyhi wasallam) ha suggerito di ricercarla nelle notti dispari degli ultimi dieci giorni di Ramadan, dicendo inoltre: “Chi trascorre le notti di Ramadan in preghiera per fede e nella speranza della ricompensa, gli saranno perdonati i peccati precedenti”. 

Anche Aisha, moglie del Profeta (SAW) racconta che durante le ultime dieci notti rimase sveglio a pregare e infatti l’i’tikaf, il ritiro nella moschea, viene spesso raccomandato durante questo mese.  

La Laylat al Qadr viene descritta come “migliore di mille mesi”. È proprio in questa notte che si decide il destino di ogni persona fino all’anno successivo, assieme a tutto ciò che riguarda le azioni, il sostentamento e le provvidenze. 

Alcuni studiosi hanno anche definito il significato di Qadr come “potere”, nel senso che le azioni giuste compiute durante questa notte sono molto più potenti di quanto lo sarebbero in qualsiasi altra notte e, cosa importante, non è necessario che il fedele comprenda i concetti di destino o di decreto per ottenere la ricompensa del culto. Questa notte segna inoltre l’ultima opportunità di cambiare il proprio destino per l’anno a venire, come vedremo alla fine. 

In tutto questo bisogna però fare attenzione a non confondere il termine Qadr (decreto, ciò che è stato destinato a qualcuno), con il termine Qadar, che indica invece il Destino vero e proprio. 

È possibile trovare anche altri termini collegati a questi concetti. Uno dei più conosciuti è sicuramente maktub, il cui significato è “ciò che è stato scritto” (si tratta infatti del participio passivo di kataba, scrivere). L’altro è invece taqdeer, che si riferisce alla predestinazione, fare o compiere qualcosa secondo una misura o dei criteri prestabiliti. 

Tutto ciò che accade nell’universo è stato infatti già scritto e stabilito da Allah nella volontà universale, ma allo stesso tempo noi esseri umani siamo chiamati ad assumerci e ad avere la responsabilità delle nostre azioni.  

Quella della predestinazione è sempre stata una questione molto dibattuta e complessa, non solo nell’Islam, ma in tutte le religioni e correnti spirituali che la prevedono. 

Il credere nel Destino come parte della vita, rappresenta anche per i sunniti uno dei sei articoli di fede (Aqida), assieme a: 

  • Credere in Dio come unico e solo (tawhid); 
  • Credere a tutti i profeti e messaggeri inviati da Dio; 
  • Credere nei libri sacri inviati da Dio; 
  • Credere negli angeli; 
  • Credere nel Giorno del Giudizio e nella Resurrezione. 

Come potete immaginare, nel corso della storia questo tema è stato al centro di numerosi dibattiti, dando vita anche a diverse correnti di pensiero. La questione principale riguarda soprattutto la contrapposizione tra la predestinazione-destino e libero arbitrio

Nella corrente sunnita per esempio, chi ammette l’esistenza del libero arbitrio viene chiamato qadariyya, mentre chi ne nega l’esistenza viene detto jabriyya

Alcune scuole islamiche, come per esempio Qadariyah e Mu’tazilah, non accettano la dottrina della predestinazione, perché ritengono che quest’ultima porti a una serie di controsensi e contraddizioni. Una delle motivazioni consiste nel fatto che sia impensabile che Allah punisca qualcuno per delle azioni o in generale per qualcosa che Lui stesso ha stabilito per quella persona. Oppure che non abbia senso sforzarsi di agire rettamente se il nostro destino è già predeterminato. 

Insomma, il conflitto tra destino e libero arbitrio qui si fa sentire con tutta la sua intensità. 

Ma siamo davvero sicuri che l’uno escluda necessariamente l’altro? 

Se andiamo a vedere, vedremo che ci sono alcuni versetti del Corano che sembrano suggerire l’esistenza del libero arbitrio tra gli esseri umani, come il versetto 41 della sura Fussilat: 

Guidammo i Thamud, ma preferirono l’accecamento alla guida. La folgore del castigo umiliante li colpì per quello che si erano meritati”. 

Oppure il versetto 99 della sura Yunus: 

Se il tuo signore volesse, tutti coloro che sono sulla terra crederebbero. Sta a te costringerli ad essere credenti?”. 

Si parla quindi anche di disobbedienza e di scelte, tutti aspetti che rientrano nel campo del libero arbitrio.  

Solo perché il nostro destino è già scritto, non significa necessariamente che siamo obbligati a fare quello che facciamo e a prendere determinate decisioni. Allah sicuramente conosce ciò che farà ognuno di noi una volta ricevuto il libero arbitrio (altrimenti verrebbe meno la sua onnipotenza) e ha in un certo senso registrato in anticipo tutte le scelte che faremo.  

Una delle possibili chiavi per cercare di comprendere questo rapporto così complesso potrebbe essere questa: noi non facciamo una cosa perché è scritta, ma è scritta perché la faremo. 

Le nostre azioni sono create da Allah, ma le nostre scelte le compiamo noi.  

È come se Lui ci fornisse quelli che sono dei singoli componenti: dei contesti, delle abilità, la forza di volontà, una certa quantità di tempo e ci lasciasse semplicemente scegliere come usarli, come assemblarli tra loro, quale strada possibile creare e intraprendere. Allah attribuisce poi determinate conseguenze a ogni scelta che facciamo. Le scelte sono sotto il nostro controllo, ma non le conseguenze corrispondenti, che possiamo solo affrontare, siano esse buone o cattive, e che erano scritte in previsione delle nostre azioni. Ecco cosa intendo con “le cose sono scritte perché le faremo”. Allah conosce ciò che è nel nostro cuore e le decisioni che prenderemo.  

E qui, per finire, mi ricollego a quanto avevo detto nella parte iniziale, con una domanda: quindi nulla è modificabile? Le conseguenze sono immutabili? 

In realtà no, non sono del tutto immutabili. Poiché l’essere umano è incline al commettere errori, Allah ci concede una via d’uscita, per esempio attraverso la preghiera guidata da buone intenzioni e il pentimento sincero per le azioni ingiuste che abbiamo commesso.  

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