Haraga, giovani in viaggio tra sogni e bugie

“Quando avrò lo stipendio minimo potrò portarti fuori a cena, ti porterò a prendere un gelato ogni volta che lo vorrai” furono queste le parole che vennero pronunciate con sicurezza e affetto dal giovane uomo algerino. “La paga minima europea… 1000 €” continuò sognante guardando il parco che si estendeva attorno a lui in quella tarda sera d’estate. “1000 €?” chiese la donna al suo fianco, europea, parzialmente divertita dalle affermazioni dell’uomo “Io guadagno lo stipendio minimo. Sai bene quanto prendo al mese. Ti sembra che io prenda 1000 €?”. “Certo, tu no, ma…” rispose incerto lui “mi hanno detto che in Europa…”. Si interruppe. In quel momento capì che i suoi sogni si sarebbero infranti, che il suo viaggio di fatica, di stenti, di fame e di freddo era stato frutto di menzogne.

Questa storia potrebbe essere quella di migliaia di giovani uomini arrivati dai Paesi del Maghreb, in particolare da Algeria e Marocco.

Haraga è il termine che li definisce. Giovani che arrivano in Europa con la speranza di una vita migliore, spesso ingannati da false promesse e racconti surreali.

Mettono la loro vita su una barca. I più abbienti e coloro che riescono a risparmiare abbastanza denaro per il viaggio attraversano il Mediterraneo su motoscafi attrezzati. Indossano salvagenti e hanno sufficienti riserve di acqua. La “classe media” viaggia in traghetti e motoscafi stracarichi, i più poveri in precarie barchette a remi.

Viaggiano, verso l’Italia, la Spagna e la Turchia.

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Obbligatorio è il selfie di gruppo prima della partenza. Alcuni filmano anche video della traversata. Giovani sorridenti, sognanti, che fanno il segno della vittoria davanti alla fotocamera di uno smartphone.

In Europa li attende la clandestinità, l’essere risucchiati nel buco nero dell’illegalità, dello sfruttamento e dell’incertezza.

Ma era proprio questo il loro sogno?

Su Facebook si trovano pagine dedicate agli haraga. Qui si caricano i famosi selfie della partenza, ci si scambiano informazioni su come viaggiare. Ma vi sono anche lati più inquietanti.
Sfogliando la pagina dedicata agli haraga algerini più cliccata ho notato una serie di post “motivazionali” che illustrano la ricchezza e le opportunità europee.
Gettonatissime le foto di ragazze truccatissime, con scollature evidenti e seno prosperoso. Ragazze che non rappresentano minimamente la donna media europea. Sono probabilmente modelle ma vengono spacciate per il tipo di ragazza che si può conquistare nel nostro continente.
I luoghi famosi, l’idea del viaggio, sono un altro tipo di fascinazione molto usato. Queste immagini sono corredate da un’idea di sfarzo, dello scoprire il mondo in prima classe. Parigi, Milano, il servirsi in caffè costosi e lo shopping sono gli elementi chiave.
Le marche costose e le auto di lusso sono altri temi ricorrenti. Stranamente, la Germania fa da patrone nell’immaginario della meta ideale ma Francia e Italia vengono usate come calamite rappresentanti la moda e la ricchezza.

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L’immaginario di un’Europa lussuosa, così come quello del romanticismo e dell’avventura vengono descritti egregiamente nella canzone (critica) del tunisino Balti “Wala lela

Queste pagine, questi sogni e queste bugie hanno conseguenze devastanti. Le morti in mare sono solo uno dei tanti prezzi, il più drammatico, che questi giovani pagano. Chi riesce ad arrivare vivo in Europa ottiene spesso una grossa e pesante ricompensa, la depressione. Le aspettative, i soldi spesi e la fatica si rivelano sprecati una volta crollate le menzogne, una volta rivelata la realtà. Per alcuni si aprono le terribili porte delle dipendenze da alcol e droghe, altri vengono risucchiati nel vortice del lavoro nero e dello sfruttamento, spesso operato dalle mafie.

Non si sa chi vi sia dietro le pagine rivolte agli haraga, i gestori non risultano chiari e non hanno nome e cognome. Si sa solo che queste pagine danno un supporto visivo alle menzogne raccontate da coloro che vendono “biglietti” per l’Europa a ragazzi desiderosi di cambiare in meglio il proprio destino.

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I sogni di questi giovani, iniziati grazie ad una propaganda menzognera sui social, continuati con un sorriso e con un segno di vittoria fatto su una precaria barchetta, si infrangono sugli scogli della realtà, dell’esclusione e dello sfruttamento.
Il giovane uomo algerino innamorato non potrà portate la sua “hayati” europea a prendere il gelato, tacerà nella notte estiva aggrappandosi a lei come l’ultima speranza, come l’ultima parte rimasta di un sogno impossibile.

                                                                                              Martina Zuliani

 

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