Stavo ficcanasando nella pagina ufficiale di una vignettista musulmana quando ho trovato una sua sponsorizzazione ad un sito di incontri chiamato “Muzmatch” e, incuriosita, ho aperto il link della pagina facebook scoprendo qualcosa a cui, francamente, non avevo mai pensato. Sì, potrebbe sembrare un’ovvietà, ma non sono mai andata a pensare che esistessero dei “Tinder halal” (“lecito”), delle app di incontri e specialmente di matrimoni per musulman*. Quindi ho indagato!
la foto che vedete è tratta da Halal Lovin’ dei Deen Squad
App per l’amore halal
Sono venuta a conoscenza di diverse applicazioni per trovare marito/moglie, tra cui “MuzMatch“, una app gratuita per cellulari che consente ad ogni persona musulmana di trovare un potenziale partner nel raggio di diversi chilometri e di cercarlo in base all’età, alla religiosità, alla corrente seguita (sunnita, sciita o “altro”), al periodo in cui ci si vuole sposare, alla lingua, l’altezza, l’etnia e ancora altro se si sbloccano, per dirne alcune, la professione, l’istruzione o la presenza di figli pagando l’account premium.
Lo stile è molto carino e semplice, appena scaricata la app chiede i dati dell’utente, tra lingua, origini, età e dettagli della vita lavorativa, una foto e un selfie per confermare l’identità e poi si può accedere alla “ricerca partner” e alle chat con estrema facilità. Entrando con Facebook sicuramente l’iscrizione è più veloce, ma la app si accorge se sul vostro social avete già scritto di avere relazioni, perché ho notato che la rifiuta (io ho tentato e su facebook risulto fidanzata). Si può modificare il proprio profilo in qualsiasi momento e aggiungere una consistente descrizione di sé.
L’app è molto curata e sembra molto sicura, anche se in Italia sembra poco usata ed è davvero minimalistica e mirata a coprire un target sostanzioso e standard. Ci sono solo due generi e le relazioni non eterosessuali sembrano poter essere un’opzione soltanto se scritte nella bio, non vengono chiesti dettagli etici e ideologici dal sistema, piuttosto si fa molta più attenzione al livello di religiosità, tra la frequenza delle preghiere e le abitudini halal. Si può chattare e si possono inviare dei “like” per poi essere, magari, ricambiati.
Praticamente identica ma più costosa e più utilizzata nel nostro paese e Minder (che, molto originale, sta per “Muslim Tinder”). Anche soltanto per vedere chi ti ha mandato un like bisogna scaricare la versione premium (nonché per scegliere di non mostrare l’età o se si è online o no…), ma quantomeno mi è sembrata più frequentata dell’altra da persone italiane o residenti in Italia. Non ho avuto il cuore di interagire con qualcuno, ma sono abbastanza sicura che esista una chat anche in questa app! Sono rimasta perplessa dalla mancanza del tasto “cerca”, perché pare, anche come riporta la descrizione sull’App Store, che per contattare qualcuno bisogni affidarsi soltanto alle proposte del sistema. Ti viene proposto un profilo, se non ti piace lo togli di mezzo con una passata di dito. Anche se ci sono più italofoni rispetto alla prima è proprio da bocciare, secondo me.
Per finire la descrizione di Minder, però, vorrei aggiungere che al momento di annullare l’iscrizione per poi disinstallare mi è stato chiesto quale fosse il motivo (cosa che questi app e siti fanno normalmente, anche per una questione di statistica) e tra le opzioni c’era: “non voglio che i miei parenti mi vedano qui”. Questo mi ha dato da riflettere.
Cosa non torna a una musulmana progressista come me, a parte l’eterocisnormatività (0)? La finalità della app Muz è sposarsi, ed è la stessa per l’altra seppur “implicitamente”, visto che si può anche notificare quale siano le intenzioni per una relazione (es: non sono sicur* di volermi sposare). Ovviamente, anche se non si appartiene alla corrente sunnita, non è prevista l’opzione “mud’a”, ovvero di ricercare il matrimonio temporaneo. Ma io, evidentemente, voglio troppo.
Siti visitabili da pc: pro e contro
Ho esaminato anche alcuni siti in lingua inglese visitabili col computer, ovvero SingleMuslim.com e Muslima.com, due siti più o meno elaborati. Se da una parte rispetto alle app puoi descriverti in ogni minimo dettaglio e cercare un partner anche in base al colore dei capelli (sì, davvero!), i siti sono chiaramente impostati secondo un format standard. Escludo che siano lgbt(1)-friendly, a meno che non lo siano sotto sotto!, anche perché la scelta del genere è solo maschio/femmina e, ad esempio, né Muslima né SingleMuslim indagano la transessualità, l’intersessualità (2) e figuriamoci l’identità delle persone non binarie (3) o l’asessualità (4); eppure lasciano decidere che genere cercare, ovvero io, donna, posso cercare un’altra donna, ma non posso dire di essere una donna trans… e questo non mi fa pensare ad un’attenzione alle persone omosessuali ma a un programma di scelte già impostato di default; inoltre, non si può neanche dire che il sito pecchi di dettagli, visto che vengono richieste davvero tantissime informazioni sull’utente.
I siti, in particolare Muslima, avanzano tranquillamente l’ipotesi, nelle modifiche del profilo, che tu possa portare il niqab o la barba, che tu abbia una famiglia e degli ideali conservatori e magari anche un qualche caso di poligamia tra i parenti. Difficile, anche se non impossibile, che un sito che considera le correnti dell’Islam più “puriste” ammetta volontariamente che un uomo possa cercare un altro uomo.
Non si può dire che siano, poi, slanciate verso i musulmani vegani o altre minoranze, ci si limita a capire quanto una persona fa e mangia halal senza andare oltre – anche se fortunatamente c’è la bio per scrivere qualcosa su di sé.

Quel che mi ha fatto sorridere di SingleMuslim è che ti dà diverse opzioni per identificarti: potresti essere, infatti, una persona che cerca un partner per sé ma anche una mamma che cerca un partner per i figli o una sorella che ne cerca uno per il fratello. No, non ho ancora capito perché deve essere una madre e non un padre, una sorella e non un fratello a servire i figli o il resto della prole maschia!
Un’altra cosa interessante è il poter dichiarare se si hanno delle disabilità (il campo è obbligatorio ma ci sono molte opzioni) fisiche e/o mentali. C’è una lista di possibili disabilità e infine l’opzione “Sì, ma preferisco che mi venga chiesto” – e questo mi sembra davvero ok. Infine, una cosa curiosa è che ci sia una lista con le opzioni di fascia di reddito, per un matrimonio calcolato bene!
Anche se io sono già “engaged” (fidanzata) e non mi sono persa a navigare per i siti, ho notato che rispetto alle app MuzMatch e a Minder è molto più facile iscriversi. Io sono diventata con niente Asmae Eddbiri, ma questo non mi sembra affatto positivo. Potrebbe esserci chiunque dall’altra parte e non è propriamente il massimo della sicurezza, mentre la app chiede una foto frontale e un selfie che viene poi esaminato ma non condiviso con gli utenti.
Conclusioni
Mi sembra che la pubblicità che i siti e le app fanno per coinvolgere gli utenti sia molto improntata a attirare un pubblico femminile, probabilmente per due motivi: prima di tutto, per una questione culturale, molte donne sono desiderose di trovare un partner per la vita, ma anche perché questa app offre loro la massima libertà di scelta che con alcune famiglie conservatrici potrebbero non avere usualmente. E’ positivo che chiunque, appartenente a qualsiasi retaggio culturale, decida di aderire a delle iniziative finalizzate a offrire agli utenti la massima scelta e pare, secondo alcuni utenti, che sia molto utile a fare conoscenze in generale in comunità piuttosto chiuse.
Sveva Basirah
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(0) l’eterocisnormatività è il sistema, implicito o esplicito, che vige in tutte le società (maschiliste): per condurre una vita normale, senza essere discriminato, devi provare attrazione per il sesso opposto e identificarti nel genere (maschio o femmina) che ti è stato assegnato alla nascita in base ai tuoi genitali;
(1) “LGBT” sta per lesbica, gay, bisessuale e transgender. insomma, è la sigla ufficiale di un movimento molto ampio, infatti può essere arricchita;
(2) ricordate il termine “ermafrodita”? la parola intersessuale ne è un’evoluzione, è infatte intersessuale chi ha cromosomi sessuali, genitali o altri caratteri non classificabili esclusivamente come maschile o femminile (presenza di genitali femminili e maschili alla nascita, sindrome della trisomia X e via dicendo…). Vedi il post di Tucamingo ed esplora;
(3) le persone “non binary” possono essere agender, bigender, genderfluid e altro ancora. sintentizzando, non si riconoscono nei rigidi schemi binari “maschio/femmina”;
(4) L’asessualità riguarda il non provare attrazione sessuale, potete trovare più informazioni qui e cercando anche su Il Grande Colibrì
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