Car* compagn*, vedo susseguirsi un numero infinito di appelli in solidarietà con il popolo curdo ed il Rojava, appelli spesso parziali e che sembrano concentrarsi solo su una parte della Siria e sul ruolo che le YPG/YPJ/SDF hanno avuto nella lotta contro ISIS, come se la loro autodeterminazione non fosse un diritto ma un premio o un debito che l’occidente dovrebbe pagare.
Tralasciando il ruolo di altri attori nella lotta contro ISIS o le violazioni di cui si sono macchiate le YPG\YPJ (non ci sono attori di questo conflitto senza macchia), io voglio ringraziarvi tutt*, perchè la mobilitazione della società civile e di molte istituzioni, spazi sociali e personaggi pubblici è sacro santa ed avrei voluto vederla a sostegno di tutti i e le civili sirian* ed i movimenti per la democrazia, l’autodeterminazione, la dignità e la giustizia sociale che in questi anni sono stati schiacciati dal regime siriano, dai suoi alleati internazionali (Russia, Iran, Hizbullah, milizie filo-iraniane etc…), dalle organizzazioni terroristiche come ISIS ed Al Qaeda e da altri paesi che si presentavano come amici (Turchia, Arabia Saudita, Qatar…).
Vi chiedo però uno sforzo di analisi in più, di comprensione, perchè dopo oltre 8 anni dall’inizio della rivoluzione e quasi 8 anni di guerre civili e per procura abbiamo avuto tutt* il tempo per capire. Perchè nonostante le buone intenzioni, di cui non dubito, l’impressione è quella di una solidarietà selettiva ed a fasi alterne (ad esempio, silenzio sui bombardamenti della Ghouta o di Idleb, mobilitazione totale per l’invasione di Afrin o per quella di questi giorni. Silenzio sui saccheggi delle forze di regime nelle aree riconquistate, oltraggio massimo per i saccheggi delle milizie alleate di Ankara a danno della gente di Afrin…). Questo non rende giustizia al vostro desiderio di essere solidali e rischia di contribuire ad approfondire il già quasi incolmabile solco che si è creato tra la componente curda della popolazione siriana, oggi costretta a cedere all’alleanza con Assad ed i russi, ed il resto della popolazione che similmente in questi anni è stata costretta ad accettare di allearsi con forze e paesi tutt’altro che cristallini nel sostenerne i diritti.
Mi permetto di suggerire un appello, sottoscritto da sirian* e non solo, che ha il merito di esprimere chiaramente la solidarietà per la popolazione civile oggi esposta all’invasione turca e di contestualizzare questo nuovo capitolo del conflitto nella situazione siriana senza trascurare i vari attori e le altre vittime:
https://www.allianceofmesocialists.org/no-to-the-invasion-and-occupation-of-northeastern-syria-by-the-turkish-army/
Ai movimenti femministi poi segnalerei in particolare questo documento del movimento politico femminista siriano che parla di ricostruzione, all’ombra di un reale cambiamento politico nel Paese e con un ottica di genere.
http://syrianwomenpm.org/en/articles/70-a-comprehensive-feminist-plan-for-reconstruction-in-syria-with-the-condition-of-political-transition
Grazie
Fouad Roueiha
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